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Due parole di verita’ su: Cinque mesi per un Ministro, bamboccioni, peripatetiche.

By admin on 08/11/2010 in L'editoriale
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E’ avvenuto il  miracolo!  E’ stato nominato un nuovo ministro per lo sviluppo economico, al  153mo giorno dell’interim da parte del presidente del consiglio, resosi necessario in seguito al fatto che la sede è rimasta  vacante per più di  cinque mesi dopo le dimissioni di Claudio Scajola colto, probabilmente,  con le mani non del tutto trasparenti  nella storia dell’acquisto della casa con vista sul Colosseo.

Nel frattempo e nel corso di questa letterale latitanza governativa, tra escort e appartamenti a Montecarlo,  sul fronte della politica di sviluppo economico del Paese, che cosa è successo in Italia?

Oh, nulla di importante:

La lentezza dell’economia italiana rispetto alla media europea si è  confermata come  un fattore di preoccupazione per la crescita di medio/lungo periodo quasi a livelli di recessione.

La crescita, si fa per dire,  conseguita per il 2010 è la più bassa dell’area euro ad eccezione dei tre paesi dell’eurozona ancora in recessione e la crescita del PIL italiano nei passati due trimestri ha  risentito anche del basso contributo offerto dai consumi interni.

Detto in termini più semplici:si salva solo chi esporta.

I bassi consumi delle famiglie sono in buona parte riconducibili anche alla debolezza del mercato del lavoro.

La cosiddetta disoccupazione reale è pari al 13%, se teniamo conto anche dei dati relativi ai cassaintegrati ed altri.

Qual è il dato positivo in questo marasma generale?

Dobbiamo per questo rifarci ai valori storici della ns. società: la famiglia.

La famiglia come primo e autentico  ammortizzatore sociale: è quello di cui i giornali di questo periodo si stanno occupando.
Per il Sole24ore è la famiglia “l’argine della crisi”. La famiglia ha assorbito e contrastato il colpo della perdita e del mancato ingresso nel mondo del lavoro dei figli, in quanto sarebbero  stati i figli le vittime privilegiate della crisi.
Secondo dati Istat, infatti, solo nel 2009 è diminuita di 330 mila unità l’occupazione tra i giovani  al di sotto dei  35 anni.
Il  40 per cento dei giovani intervistati dichiara di essere costretto a restare con i genitori a causa di difficoltà economiche : da qui il termine bamboccioni.

La mia personale opinione è che oggi una buona parte dei giovani non abbia voglia di lavorare. Sono in realtà molte le occasioni di lavoro, soprattutto nel mondo dell’artigianato e del commercio.
Intere aziende familiari da più generazioni sono costrette a chiudere perché i figli vogliono fare altro, gettando a mare il know-how di padri e nonni: pazienza, arriveranno i cinesi ma non lamentiamoci.
Ci sono però attività che non vengono abbandonate, anzi sono supportate da esempi istituzionali e legittimati da un “sentiment” popolare e dai media che , invece che attivare il senso di riservatezza nazionale, non fanno atro che parlarne ai quattro venti.

I nuovi mestieri ai quali i giovani in cerca di occupazione vengono instradati sono quelli del lavoro facile e della immediata acquisizione di notorietà, in barba a qualunque valore morale e familiare.
Facciamo una cosa: per risanare il bilancio dello stato, facciamo pagare le tasse alle peripatetiche ( pare ce ne sia per tutti!), invece di opprimere artigiani, commercianti,  piccole imprenditori e partite iva.

Massimo Guerrini

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