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Ci avevano detto di internazionalizzarci.

By admin on 25/02/2011 in L'editoriale
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Provochiamo un po’.

E’ un po’ di tempo che dicono a noi piccoli imprenditori che siamo  troppo piccoli e di aggregarci tra di noi, dopo averci detto per decenni che piccolo è bello.

Sono anni che ci dicono di crescere, fare accordi, internazionalizzarci per sopravvivere ad una domanda interna fiacca e consunta.

Ci hanno detto che l’Est Europa era il bengodi, dove il costo del lavoro era basso, la tasse inesistenti e le donne tutte belle.

Ci hanno poi detto che la Cina era vicina, così tanto vicina infatti che è arrivata lei da noi prima che noi andassimo da lei.

Siamo anche andati in Nord Africa, dove con presunto stile ex coloniale avremmo potuto piazzare il nostro piccolo capannone ed invadere, questa volta si, i mercati in sviluppo.

Adesso invadono noi, a centinaia di migliaia, perché là c’è la fame e l’ingiustizia sociale, e la ricchezza se la spartiscono qualche decina di famiglie affamando il resto del tessuto sociale.

Scappano perché gli sparano addosso, magari anche ai piccoli imprenditori locali e stranieri che hanno investito tutto credendo nello sviluppo di almeno una parte di  un continente con grandi potenzialità.

L’Est Europa non sta meglio, perché il costo del lavoro e i salari sono rimasti bassi ma non il costo della vita, che è andato inesorabilmente occidentalizzandosi: si chiama consumismo.

E adesso siamo preoccupati perché il commercio con questi paesi è fermo, i porti e gli aeroporti chiudono, i costi delle materie prime aumentano in modo direttamente proporzionale all’aumento dell’insicurezza che questi paesi riversano sull’instabilità generale del mondo.

E si torna allora a parlare di “rischio paese”: ma guarda un po’, hanno scoperto l’acqua calda; indietro tutta quindi, non parliamo più di mete esotiche o nuove frontiere all’Est ma invece leggiamo sui quotidiani che la nuova Mecca è il Canton Ticino, il Vallese, l’Austria.

La Stampa cita esempi virtuosi di piccole imprese che da Cinisello Balsamo se ne vanno a Sion e dalla Toscana si installano a Riazzino (ma dov’è sta cavolo di posto?).

O poffarbacco, ad averlo saputo prima mi compravo il berretto di lana invece che investire in lezioni private di cinese o arabo moderno.

Per favore signori potenti e distratti da altre cose che governate questo Bel Paese: toglieteci il 68% di imposte sulle nostre attività, forniteci le infrastrutture adeguate, magari anche la fibra ottica se volete, dateci la certezza del diritto che tuteli il nostro lavoro e i nostri crediti, consentiteci di creare ricchezza e posti di lavoro, create le condizioni perché dopo 150 anni ci possiamo veramente sentire tutti uniti.

E allora si che torneremo a casa, magari non tutti, ma almeno smetteremo di andare via.

Con viva speranza,

Massimo Guerrini



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