Certo che siamo un paese strano, al limite della comicità.
Nell’aprile del 2013 il Governo Monti ha dovuto addirittura fare una legge per pagare una parte debiti alle imprese (peraltro disattesa) e nel giugno sempre di quest’anno il Governo Letta ha dovuto fare un disegno di legge per abolire (cosa non vera) la legge sul finanziamento pubblico dei partiti già abrogata da un referendum popolare nel 1993!
Come per dire come nel Far West italiano ogni giorno le regole vadano riconfermate, pena che qualcuno se le dimentichi: cosa che in effetti avviene.
6 apr 2013 – ”Il consiglio dei ministri ha adottato un decreto per il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione”. Non è vero: promessi 20 mld per il 2013 e 20 mld per il 2014, a fronte di 80 miliardi già scaduti a fine 2011.
1 giugno 2013 -“ il consiglio dei ministri ha abolito il finanziamento pubblico ai partiti attraverso il passaggio all’incentivazione fiscale dei contributi dei cittadini. Il tutto con gradualità”. Anche questo non vero: una cosa la si abolisce, non la si rimodula con gradualità.
Quindi, mentre le imprese muoiono in quanto non pagate dallo Stato e strozzate dalle banche, la cosiddetta morte del finanziamento pubblico invece non avverrà affatto.
L’ennesima presa in giro infatti prevede che per il 2013 non cambi nulla, per il 2014 forse i rimborsi elettorali si ridurranno un po’ (poco) e che solo dal 2017 non ci sarà un’effettiva riduzione: forse anche questo.
In compenso, e certo non con altrettanta gradualità ma da subito, i partiti potranno disporre gratuitamente di sedi, utenze e spazi televisivi: che ovviamente paghiamo noi.
Pagheremo anche il cosiddetto “contributo volontario” costituito dal due per mille della imposta sul reddito (IRE) che non è escluso che, a conti fatti, porti ai partiti più soldi di quanti ne prendono adesso.
Va ricordato inoltre che l’attuale testo del decreto legge non tocca né il finanziamento dei gruppi parlamentari né quello dei gruppi consiliari regionali (quelli di Er Batman alla regione Lazio, per capirci).
I due rami del Parlamento ci costano ogni anno 1 miliardo e mezzo di euro ,con un costo pro capite per ogni cittadino italiano di 27,15 euro : tre volte di più che in Francia (8,11), quasi sette volte più che in Inghilterra (4,18) e dieci volte più che in Spagna (2,14).
Ci sono due Italie, ahimè. Dall’altra parte c’è un paese che si è inviluppato in una spirale negativa di lavoro, produttività e capacità di competere. Un paese che ci dicono esser stato fermo per venticinque anni e che ha accumulato debiti enormi, oltre a 180 mld di evasione fiscale e 60 mld di corruzione.
Nel frattempo però , mentre gli altri stati europei reagivano alle difficoltà , ci siamo occupati di intercettazioni telefoniche, legittimo impedimento, di nani e ballerine.
E adesso ci dicono che hanno abolito il finanziamento pubblico. Basta così, grazie.
Massimo Guerrini
Giugno 2013