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Un passo indietro della politica: per dimostrare di capire il paese , ormai impoverito.

By admin on 17/04/2012 in L'editoriale
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PMI al collasso

Normalmente la politica dovrebbe rappresentare gli interessi di un paese, lo scrive uno che oltre ad essere
un piccolo imprenditore dedica anche del tempo alla politica: ma come vero servizio di quasi volontariato.

Quello che mi chiedo è come sia possibile che, in una situazione congiunturale come quella che stiamo
vivendo in cui stanno evaporando intere generazioni di piccole imprese e con esse migliaia di posti di
lavoro, la politica nazionale pensi solo a se stessa con lo stesso distacco con cui una volta i regnanti si
confrontavano con il volgo.

O non capiscono o fanno i furbi: oppure tutte e due le cose.

Siccome ai furbi siamo già abituati da tempo e ci abbiamo fatto il callo, ciò che mi spaventa di più è però
che realmente non capiscano. Che non sappiano cioè quanto costa un Kg di pane, come un litro di benzina
o un libro di scuola.

Dal 1994 ad oggi nelle tasche dei partiti sono finiti circa 2 miliardi e 250 milioni di euro di rimborsi
elettorali, che in realtà rimborsi non sono in quanto sono stati solo rendicontati solo per un quarto, circa
578 milioni di euro. Senza considerare le erogazioni milionarie alla stampa di partito o altre forme di
contribuzione indiretta.

Dicono inoltre di voler combattere i grandi mali italiani, cioè recuperare i 120 miliardi all’anno che lo
Stato perde a causa dell’evasione fiscale, oppure con i 60 che vengono bruciati con la corruzione: risorse
disperse che incidono sulle tasche di chi invece è corretto; ci sono però 200 privilegiati che prendono
contemporaneamente una pensione da ex parlamentare ed un’altra da ex consigliere regionale.

Nel frattempo però dall’inizio dell’anno si sono suicidati 23 imprenditori ed è un virus che si sta
diffondendo; un impresa su due chiude nei primi cinque esercizi, nessuno ha più accesso al credito e
quando lo ottiene lo usa per pagare contributi e imposte arretrati: l’inizio della fine.

Noi come piccoli imprenditori chiediamo con forza che il Parlamento, o se non in grado lo faccia
direttamente il Governo per decreto, stabilisca l’utilizzo una tantum dei milioni di euro che quest’anno
saranno versati ai partiti in favore delle PMI in difficoltà.

Vogliamo la creazione di un Fondo di solidarietà per le piccole imprese in difficoltà a causa dello Stato
attraverso l’utilizzo dei fondi quest’anno destinati ai partiti: e poi si vedrà per i prossimi anni.

Sarebbe un segnale di attenzione al quale proprio questo Governo di tecnici dovrebbe essere più sensibile.

Non si tratta di contestare la politica e di cadere così nel qualunquismo dell’antipolitica, ma di indicare una
strada, una logica di utilizzo delle risorse pubbliche che potrebbero essere meglio spese.

Non ci dimentichiamo, poi, che lo Stato è inflessibile fino al parossismo quando si tratta di riscuotere dal
contribuente, ma assolutamente inaffidabile quando deve restituire denaro alle imprese e ai cittadini
oppure riconoscere loro un diritto.

Per noi e per voi, pensateci.

Massimo Guerrini

17 aprile 2012

1 Comment

  1. Gilberto 17/04/2012

    Sante parole! Come scrive Luca Ricolfi oggi sulla Stampa il principale problema delle aziende oggi non è di poter licenziare ma le tasse, i costi dell’energia, l’accesso al credito, la burocrazia, i ritardi nei pagamenti. La quantità degli imprenditori che si suicidano è impressionate!
    I politici sembrano non accorgersi della drammaticità delle condizioni in cui versa il Paese, intenti solo a rintuzzare i tentativi di attacco ai loro privilegi.
    L’esito di questa situazione è la completa sfiducia (alla luce anche degli scandali a ripetizione), l’allontanamento dalla politica, l’intenzione di non andare più a votare, il pericolo che si butti fra le braccia dei facili demagoghi. Quale futuro inoltre per i nostri figli?
    Perché dopo i sacrifici arrivi una stagione di speranza occorre tagliare gli sprechi e i privilegi, altrimenti l’inverno di questa crisi durerà ancora molto a lungo e potrebbe avere esiti imprevedibili.

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