
Le metropoli più diventano esclusive, più diventano respingenti.
Città esclusive, città respingenti: il volto urbano della crisi abitativa.
E’ una frase che coglie alla radice una trasformazione sempre più evidente: le grandi città, mentre si arricchiscono e si globalizzano, tendono a chiudersi su sé stesse, lasciando fuori intere fasce della popolazione.
Inflazione, aumento del costo della vita con contestuale calo del potere d’acquisto dei salari. E la mancanza di appartamenti, in acquisto o affitto a prezzi accessibili costituisce un insieme di elementi che stanno scatenando l’emergenza abitativa.
L’esclusività urbana si manifesta in forme concrete: gentrificazione, affitti inaccessibili, quartieri pensati per redditi elevati. Così facendo, le città smettono di essere spazi inclusivi e si trasformano in vetrine inaccessibili, dove il senso di appartenenza si dissolve e chi non riesce a “stare al passo” viene spinto ai margini.
Questa dinamica si intreccia con una vera emergenza abitativa: domanda e offerta non si incontrano più. Il costo della vita cresce, i salari perdono potere d’acquisto e l’offerta abitativa a prezzi sostenibili è largamente insufficiente. Paradossalmente, in alcune metropoli italiane, molte case restano vuote perché i canoni richiesti superano di gran lunga le possibilità economiche della maggioranza.
A fronte di un fabbisogno stimato di quasi 300mila nuove abitazioni nei prossimi anni, l’offerta reale non raggiunge le 40mila unità, concentrate per lo più in poche città. E mentre si investe nel mercato delle residenze universitarie, altre categorie – giovani famiglie, lavoratori a basso reddito – restano escluse.
Per affrontare questa crisi non bastano nuove costruzioni: servono politiche innovative, capaci di rigenerare il patrimonio esistente, spesso vetusto, inefficiente e energivoro. Oggi quasi il 70% degli edifici italiani appartiene alle classi energetiche peggiori (F e G), mentre solo una piccola parte raggiunge standard adeguati.
La rigenerazione urbana , se guidata da una visione sociale , può invertire questa rotta: migliorare la qualità della vita, promuovere inclusione, ridurre le disuguaglianze. È una sfida urgente: restituire alle città il loro ruolo di spazi aperti, vitali e accessibili a tutti.
Massimo Guerrini