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I tempi non coincidenti della politica che non ha a cuore il Paese.

By admin on 11/04/2013 in Economia, Politica e società
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In questo periodo  in tema di situazione economica e di prospettive, i forti richiami all’urgenza delle decisioni necessarie  sono evidentemente  il segno di quanto ormai la misura sia colma, di come il livello di guardia sia stato raggiunto e superato.

Eppure, le Istituzioni, la politica, chi cioè in qualche modo potrebbe fare, appaiono immobili o – peggio – chiusi in circoli avulsi dalla realtà, altro da ciò che invece occorrerebbe essere e fare.

Incontri, scontri, occupazioni di aule parlamentari, riunioni in streaming, consultazioni on line: tutte cose lontane anni luce dai nostri problemi.

I tempi della politica è quelli del Paese non coincidono, pare persino che le urgenze non vengano capite: e intanto le imprese, e non solo loro, muoiono.

Non mancano certo  i numeri ad indicare quanto grave sia la situazione. Gli ultimi dati Api Torino li ha resi noti pochi giorni fa e parlano chiaro: il sentiment di noi imprenditori è ancora una volta improntato al peggio.

Gli elementi in nostro possesso sono la dimostrazione di una condizione economica delle imprese che ogni giorno peggiora in modo pesantissimo . Dall’andamento della produzione industriale e dell’occupazione a quella dei consumi  interni e e della capacità di spesa delle famiglie e dei redditi si capisce che siamo arretrati di vent’anni e che il Made in Italy è ormai solo più una rendita di posizione destinata a finire: gli altri stanno correndo mentre noi siamo fermi al via.

Il 50% delle nostre imprese intervistate prevede che il primo semestre 2013 si concluderà con ordini e fatturato ancora in diminuzione e il 90% delle stesse sostiene di avere un portafoglio ordini non superiore ai sei mesi.

Solo chi esporta sta meglio, ma non si può andare avanti all’ infinito senza la domanda interna.

Di fronte a tutto ciò, non conta nemmeno – a ben vedere – la tipologia di Governo che l’Italia può darsi.

Serve un decisore concreto e operativo  che affronti con immediatezza   la straordinarietà dell’emergenza sociale ed economica, che faccia le riforme necessarie, e che rialzi  il paese dalla recessione economica e psicologica.

Nessuno investe più perché nessuno più ci crede.

Ciò che conta, a questo punto, è la concretezza di persone che davvero abbiano l’obiettivo di rimettere mano al nostro Paese. Ad iniziare dalle cose semplici: la riforma seria del fisco (che si può fare), la revisione dell’IVA (anch’essa attuabile senza particolari scossoni), il rispetto dei tempi di pagamento (regola aurea in Europa). Poi ci possono essere le grandi politiche industriali, la riforma del mercato del lavoro e delle relazioni industriali.

La parziale restituzione dei crediti delle imprese è stato un atto importante anche se farraginoso.

Va però garantita la rapidità dell’operazione riducendo i troppi nodi burocratici che sta limitando l’effetto positivo per l’intero sistema economico produttivo.

Il forte richiamo alla necessaria immediatezza delle decisioni  è assolutamente fondato e condivisibile.

Fare presto, restituire fiducia a lavoratori e imprese,  far valere le nostre istanze  in Europa contro una linea di  rigore nordico, rappresenta un’esigenza primaria e indifferibile.

Serve un rinnovato orgoglio nazionale.

 

Massimo Guerrini

Vicepresidente Vicario Api Torino e Provincia

Aprile 2013

 

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