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Il giardino di Piazza Solferino in ricordo di Alfredo Frassati

By admin on 30/03/2016 in Eventi torinesi
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Mercoledì 30 marzo abbiamo intitolato ufficialmente il giardino di Piazza Solferino a ricordo di Alfredo Frassati, editore, giornalista e politico italiano, direttore del quotidiano La Stampa dal 1900 al 1926, senatore del Regno d’Italia e della Repubblica Italiana. Importante figura per Torino e per il Piemonte.

Abbiamo  intitolato questo giardino di Piazza Solferino  alla memoria del senatore Alfredo Frassati, grande intellettuale, imprenditore e giornalista: imprenditore del giornalismo, direi. Fondatore, e a lungo proprietario, del quotidiano La Stampa, che all’epoca si chiamava “Gazzetta piemontese”, che poi lui  rifondò e la battezzò con il nome che tutti conosciamo “La Stampa”. Il luogo più adatto è proprio in questa piazza in quanto è qui che  si erge l’edificio che fu sede della Gazzetta Piemontese, infatti c’è una targa dedicata ad Alfredo Frassati. Sta a noi in epoca moderna ricordare l’influenza che questa personalità ebbe nella vita italiana della nostra città e del nostro Paese.

Lo voglio ricordare con le sue parole riportate nell’opera a lui dedicata dalla figlia Luciana, scrittrice e sorella del famoso Pier Giorgio: “Sogno un giornalismo moderno, indipendente da tutti, onestissimo nel più rigido e assoluto senso della parola.”  “Noi manterremo al vento, senza mai piegarla, la nostra bandiera col motto del nostro giornale in cui si riassume la storia del vanto del vecchio Piemonte: Frangar, non flectar, mi spezzerò, ma non mi piegherò.”

Così noi cittadini torinesi lo ricorderemo ogni volta che passeremo in questo giardino di Piazza Solferino.

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Alfredo Frassati

(Pollone, 28.9.1868 – Torino, 21.5.1961)

Fatta l’Italia bisognava fare gli italiani e i giornali avrebbero dato una mano. «La Stampa» è il capolavoro di Alfredo Frassati, vulcanico biellese di Pollone. Studente di legge in Germania, a ventitre anni comincia a inviare corrispondenze alla «Gazzetta Piemontese» di Vittorio Bersezio. In tre anni diviene comproprietario e condirettore della testata. Nel 1895 le cambia i connotati e il nome, facendone un grande giornale politico, approdo e vivaio di firme illustri, dai ferrei princìpi di «un giornalismo moderno, indipendente da tutti, onestissimo».

Liberale ma simpatizzante per i socialisti, favorevole allo sviluppo dell’industria ma pure ai diritti dei lavoratori, è il primo giornalista a diventare senatore. Amico di Giolitti, da lui inviato ambasciatore a Berlino, quando Mussolini sale al potere Frassati si dimette e torna in redazione. Con la stessa determinazione con la quale si è opposto all’intervento italiano nella guerra 1915-18, si lancia contro la sgangherata impresa di D’Annunzio a Fiume. E’ antifascista in pieno fascismo. Come Zola per l’«affare Dreyfus», Frassati grida il suo «atto d’accusa» al regime per il delitto Matteotti. Paga con una serrata che ferma il quotidiano quaranta giorni. Poi lo perde del tutto, scacciato dalla direzione e dalla proprietà poco dopo la morte del figlio Pier Giorgio di ventiquattro anni, a causa di una poliomielite fulminante.

Combatte la disperazione lavorando. Agricoltore a Pollone, fa piantare centomila alberi sulle montagne biellesi. Presidente dell’Italgas, pilota l’azienda a risorgere da un drammatico fallimento. Membro dell’Assemblea Costituente, superati i novant’anni continua a scrivere articoli di memorie politiche.

Muore all’improvviso il 21 maggio 1961, senza poter immaginare che per tanti gesti di fede e carità il suo Pier Giorgio sarebbe stato eletto da papa Wojtyla tra i beati.

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