Assistiamo con angoscia al modesto teatrino nazionale ove gli interessi dei partiti e quelli dei singoli vengono mesi prima di quelli dell’intero paese .Roba da non credere.
Guardiamo la politica nazionale inerte non affrontare le priorità non postergabili di un paese che sta vivendo di rendita e che non produce più né ricchezza, né occupazione, né innovazione, né idee.
Il disinteresse e l’egoismo della politica nazionale lasciano morire un stato che ha potenzialità straordinarie mentre la nazioni straniere stanno a guardare e se la ridono mentre noi ci facciamo del male da soli. O meglio, mentre la nostra politica ci sta distruggendo, trascurando di difendere il lavoro, le imprese, il futuro dei giovani e dei meno giovani.
In un’impresa privata un manager incaricato dagli azionisti a risolvere i problemi che dopo due mesi ancora non si è messo al lavoro viene mandato a casa e magari gli si chiedono pure i danni .
Il pensiero in questi casi va subito alla famiglie, ai quei genitori che devono sbattersi ogni giorno cercando di trovare soluzioni a volte impossibili ma che vedono parlamentari che litigano e che pensano al loro cortiletto o a salvarsi la faccia.
Nel frattempo imprese e imprenditori muoiono e, se chiudono le imprese, chiude l’Italia.
Chiediamo al parlamento un governo di alto profilo, subito e che dimostri il senso di responsabilità che al momento è latente.
In alternativa ,dobbiamo sapere che la palla passa a noi, visto che chi è pagato per occuparsene non lo fa. Imprese, parti sociali e sindacati devono mettersi a lavorare insieme buttando il cuore oltre l’ostacolo e fare proprio quel senso dello Stato di responsabilità che ad altri manca.
Devono superare i contrasti e le divisioni e sottoporre alla politica un “Progetto per il Paese” che gli dia un futuro e restituisca la speranza a chi l’ha persa.
Diventiamo noi “ I saggi di Napolitano” e diciamo loro cosa devono fare a cominciare dalla riforma del fisco, del mercato del lavoro e delle relazioni industriali.
Proponiamo noi un decalogo vincolante su come intervenire in tema di cuneo fiscale, di revisione dell’Irap, di agevolazione per ricerca e sviluppo.
Spieghiamo che non vogliamo più essere sudditi della “Europa del Nord” ma veri protagonisti con pari dignità della rinascita socio-economica del Vecchio Continente: e non essere relegati al ruolo di Sud dell’Europa dove c’è il sole e si va in vacanza,magari con pochi soldi.
Io voglio che la mia azienda decida di parlare le lingue ed esportare perché strategicamente sceglie di aprirsi al mondo, e non essere obbligata a ragionare da tedesca perché appartenente ad uno stato del sud economicamente colonizzato.
Stiamo attenti perché qui il conto lo stiamo pagando noi.
Massimo Guerrini
Vice Presidente Vicario Api Torino e provincia . (Aprile 2013)