
Non è più tempo di sacrifici, è tempo di crescita.
C’è una regola antica come il mondo, alla quale però molti di noi non prestano la dovuta e continua attenzione che la stessa richiederebbe: pena la nostra soccombenza.
E’ la regola del sacrificio, in base alla quale a fronte di qualcuno che lo sopporta c’è sempre qualcun altro che ci guadagna.
E’ quella che il forte impone al debole, che il furbo impone all’ingenuo, che il disonesto impone all’onesto.
Il mio consiglio è di scappare a gambe elevate non appena incontrate qualcuno che vi parla di sacrifici inevitabili a fronte del bene comune. Sappiate che in quel caso il bene è il suo, non il vostro.
Va ricordato che nella storia del mondo ogni sistema etico che ha predicato il sacrificio è diventato una potenza mondiale e ha governato milioni di uomini rendendoli sudditi invece che cittadini.
Questo è quanto è successo negli ultimi anni anche a noi italiani nel rapporto con l’Europa.
E’ indubbio che dovevamo fare i compiti a casa e che venivamo da stagioni di tenore di vita ben superiori alle possibilità del nostro paese. Il conto infatti è arrivato, in quanto nessun pasto è gratis.
Fatta però la doverosa cura dimagrante e dopo essere passati attraverso la stretta cruna dell’ago dei parametri europei, è giunto il momento di invertire il trend della politica europea per chiudere la stagione dei sacrifici ed iniziare quella della crescita.
C’è stato chi in Europa ha fatto la bella figura ed ha impostato le proprie campagne elettorali nazionali con i nostri soldi e con le nostre lacrime.
Adesso basta. L’Italia è un Paese centrale per l’Europa, e spesso il suo ruolo è sottovalutato.
Dobbiamo rivendicare il nostro ruolo e il nostro diritto a rinegoziare i patti , uscendo da quella cappa di sottovalutazione e autolesionismo nella quale altri ci hanno fatto cadere perché ne avevano un guadagno.
Abbiamo il diritto e il dovere di sostenere un clima di maggiore fiducia verso l’Italia al fine di contribuire a creare nuovi spazi per un’Europa più integrata e più solidale. In parole povere, una sola Europa.
Non c’è un’ “Europa del Nord” e un’ “Europa del Sud”, né tantomeno un’Europa a due velocità: c’è una sola Europa, di cui l’Italia va ricordato è Paese fondatore.
Massimo Guerrini
Vice Presidente Api Torino
Gennaio 2015