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Due parole di verita’ su come conciliare una manovra economica depressiva con una modesta ripresina.

By admin on 28/07/2010 in L'editoriale
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Mi ricordo quando ero adolescente, una delle cose alle quali tenevo di più era avere la moto, in quanto senza il potente mezzo mi sentivo diverso dai miei amici e quindi messo da parte.
Così tormentai talmente tanto i miei genitori che la ottenni. Fu un primo passo, ma i miei cari genitori, forse più attenti alla mia sicurezza che all’acquisto di un mezzo modaiolo, me ne comprarono una che piaceva a loro: per farla breve non andava avanti, era pesante e aveva buoni freni. Ma era moscia. Che dramma, mi ritrovai nella condizione ancora peggiore di avere, si, il mezzo per condividere le avventure con gli amici , ma di non avere sotto il sedere la potenza per stare loro dietro: risultato, uno sfigato. Avere lo strumento inadeguato è peggio di non averlo.
Alla mia moto mancava la ripresa, era costata molto ma mancava di potenza , esattamente come volevano i miei cari.
A loro insaputa andai quindi da un meccanico e la feci “truccare” , cambiando marmitta, carburatore ed accessori vari: altro che ripresa, una vera bomba!

Nel 2010 ci dicono che sta arrivando una ripresina, il pudore impone loro di usare il diminutivo. Si parla di “minor pessimismo delle piccole e medie imprese italiane”(fonte Api-Torino), di una significativa riduzione delle scorte di magazzino e che il fatturato nel primo semestre dell’anno in corso ha globalmente segnato perfomance migliori rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: sempre meglio di niente.
Peccato però che noi imprenditori ci troviamo a confrontarci con uno strumento inadeguato che è il mercato interno: infatti l’unica vivacità che si avverte è relativa ai mercati esteri, “prevalentemente extra-europei”.
Infatti si vende all’estero e si produce sempre di più all’estero, è di questi giorni il caso Fiat-Serbia.
Se è vero che ci sono comunque timidi segnali di inversioni di tendenza, è quanto mai opportuno cambiare il carburatore al nostro paese ed ai consumi interni, dando ossigeno a questa piccola ripresa.
Non mi stancherò mai abbastanza nel dire che l’attuale manovra governativa di queste settimane, invece che supportare la crescita attraverso iniziative di forte rottura con il passato, continua a non dare segnali di reale volontà di sostegno alle imprese del made in Italy attraverso iniziative volte all’accesso al credito, alla tutela dei ritardati pagamenti delle pubbliche amministrazioni, al sostegno dell’occupazione: questa ripresa, è ormai chiaro a tutti che ci se ci sarà, sarà senza maggiore occupazione: e la gente come mangia? Come possiamo garantire i consumi interni?
Si deve pensare ad un’abolizione almeno temporanea degli studi di settore e dell’Irap per le imprese, ad un piano di investimenti infrastrutturali serio che preveda opere di viabilità e di logistica e di modernizzazione sparse su tutto il territorio nazionale (per favore, dimentichiamoci il Ponte di Messina…).
Si deve dare l’avvio a politiche nazionali a sostegno della formazione professionale e della riconversione verso nuovi settori da parte di che ha perso il lavoro o non lo trova ancora, che poi sono i nostri giovani che, almeno quelli di loro che hanno voglia, continuano a studiare nell’attesa di un’impiego ma nel frattempo invecchiano.
E invece le politiche nazionali continuano a pensare non a incentivare la ripresina, ma a tartassare lavoratori e imprese. L’esempio è dato dal fatto che il governo sostiene che la manovra correttiva non mette la mani nelle nostre tasche, ma in realtà le mette veramente e inciderà su ogni cittadino per un importo tra i 120 e i 140 euro nel 2011 e ancor di più nel 2012.
Come? Attraverso i tagli a regioni e comuni che si tradurranno in minori servizi ed aumenti di tariffe per trasporti, asili, assistenza e scuola: per il beneficio di nessuno ma con il danno di tutti. Chiediamo a gran voce di dare fiducia alla capacità produttiva e di qualità dell’Italia e dell’Europa, senza cadere nella trappola di un mercato mondiale liberista che non garantisce standard di qualità e viola regolarmente le più elementari regole della concorrenza.
Dovremo in futuro fare tutti meglio con minori risorse: questa è la sfida.

Massimo Guerrini
Luglio 2010

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