
Siamo in assenza. Siamo nella latitanza. Siamo nella latitanza della politica nazionale che è assente, in qualità e in quantità.
L’assenza di una seria politica nazionale di qualità porta inequivocabilmente all’impazzimento dei sistemi di potere, dove ognuno di essi si sente autorizzato a dire e a fare la sua, anche e spesso fuori dal proprio seminato.
L’assenza della politica porta all’insulto, alla denigrazione dell’avversario, porta al qualunquismo e al desolante populismo. Alimenta web, pifferai, forconisti e non porta da nessuna parte.
E così pullulano pensatori, opinionisti, blogger, mezzi giornalisti, professori, tecnici: nessuno di loro è realmente in grado di affrontare la situazione con grande sollievo di chi in questo momento di vuoto pneumatico finisce con governare realmente il paese: i Burocrati.
Una volta era la politica dei saggi e statisti che diceva alla burocrazia cosa fare.
Abbiamo avuto statisti che vedevano lontano e non si facevano né impressionare né limitare da burocrati miopi che non vedono dietro l’angolo e pensano solo a loro stessi.
Sono loro la vera casta . Sono loro a mettere insieme “l’antilingua” come diceva Italo Calvino per complicare e rendere incomprensibile la gestione della cosa pubblica e rendersi quindi necessari e insostituibili.
Il risultato è che una politica nazionale incapace e priva di lungimiranza e soprattutto coraggio, sapientemente manovrata da una oligarchia di burocrati , sta facendo regredire il paese .
Basti pensare alle ultime leggi di riequilibrio della finanza pubblica e ai pochi tentativi di riforma dello stato, entrambi schizzofrenici e privi di un disegno generale ma soltanto pressati da una necessità di comunicazione compulsiva.
Dossier distribuiti dagli uffici e messi a disposizione di ministri e politici spesso usati solo come replicanti: tanto la brutta figura di una smentita la fanno loro.
Non so se in passato la selezione della management dello Stato sia stata concorrenziale e meritocratica, ma certo non lo è stata quella della politica nazionale che negli ultimi decenni ha prodotto molti esempi di impreparazione e conseguente sudditanza al potere burocratico.
Abbiamo così assistito ad azioni di governo completamente sprovviste del contenuto principale di politica economica, sociale e di misure per lo sviluppo del Paese.
L’urgenza del riequilibrio dei conti si è tradotta inevitabilmente nel ricorso al prelievo fiscale, creando una spirale recessiva senza affrontare i nodi fondamentali per il risanamento del paese.
E’ fin troppo evidente quanto sia da una parte facile e dall’altra sintomatico di una politica debole aumentare le tasse senza intervenire sulla riorganizzazione dello stato e dei suoi costosi malfunzionamenti.
Sono state predisposte solo manovre timide e prive di spina dorsale, negli ultimi decenni sono riusciti a tassare ben 38 volte la casa ( invim ilor ici imu tarsi tares trise….) e a appesantire di ben mezzo euro al litro le accise sui carburanti.
E neanche la rivoluzione servirebbe: perché anche quella bisogna saperla fare.
Massimo Guerrini
Gennaio 2014.